Sempre più paesi e aziende stanno scegliendo di aderire all’esperimento della settimana lavorativa di quattro giorni lanciato dall’associazione no profit 4 Day Week Global. Per un certo periodo di tempo, i dipendenti delle aziende, che su base volontaria decidono di partecipare al progetto, diminuiscono le proprie ore di lavoro che sono distribuite su massimo quattro giorni a settimana. Il tutto senza subire un taglio dello stipendio.
Più ore e più giorni in ufficio non rappresentano maggiore produttività: questa equivalenza non esiste, non è mai stata dimostrata. I vantaggi della settimana lavorativa corta, invece, sono davvero numerosi: in questo modo si ha più tempo libero a disposizione da dedicare a sé stessi, alla famiglia e ai viaggi e i livelli di produttività sarebbero addirittura più alti. Oltre a combattere lo stress, recarsi in ufficio solo quattro giorni ha un impatto positivo anche a livello ambientale: aiuta a ridurre in maniera significativa le emissioni di gas serra.

Ma vediamo più nel dettaglio i pro e i contro dell’attuazione della settimana lavorativa ridotta.
I principali vantaggi riguardano un miglioramento in termini di:
- Produttività – L’esperimento in Islanda ha dimostrato come un orario ridotto portasse i lavoratori ad essere più efficienti e veloci nell’eseguire i task assegnati. Ha studiato lo stesso fenomeno l’Università di Stanford, che ha dimostrato una correlazione tra sovraccarico lavorativo e riduzione della produttività. La conferma arriva anche dai trend mondiali: le nazioni più produttive (Norvegia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi) hanno contratti di lavoro medi di 27 ore a settimana.
- Salute e benessere psicologico – Un maggior equilibrio tra lavoro e vita privata si traduce in meno stress e più felicità per le persone: un minore assenteismo, una riduzione di problematiche legate alla salute fisica del lavoratore e una maggior positività nell’affrontare i problemi lavorativi.
- Rispetto dell’ambiente – Secondo un report pubblicato a maggio 2021 dalla 4 Day Week Campaign, la riduzione dei giorni di lavoro diminuirebbe del 21,3% la carbon footprint dell’intero Regno Unito in un solo anno. La ragione è evidente: meno lavoratori che ogni giorno si devono spostare per raggiungere l’ufficio, o utilizzare energia elettrica per utilizzare i propri pc e telefoni aziendali.
- Riduzione della disoccupazione – Per le attività aperte 24/7, la settimana da 4 giorni implicherebbe maggiori assunzioni, per coprire tutti i turni necessari per le operatività.
Tra i potenziali svantaggi emersi dalla sperimentazione troviamo:
- Costo del lavoro – L’assunzione di maggior personale è ovviamente un costo per l’azienda, soprattutto se non incentivata da politiche di welfare.
- Sovraccarico lavorativo – Se le aziende non integrano il personale, l’unica soluzione possibile è comprimere le stesse attività in un numero ridotto di ore a disposizione. Un nuovo ritmo dunque sia nel lavoro che a livello personale che potrebbe incrementare i livelli di stress e ansia lavorativi.
- Insoddisfazione dei clienti – Il mondo d’oggi, soprattutto per le aziende che affrontano un mercato globale, richiede disponibilità e reperibilità continua, indipendentemente dall’orario. L’aspettativa del cliente si scontra con una settimana lavorativa ridotta, soprattutto quando viene richiesta l’interazione con un unico referente.
Talvolta, una soluzione alternativa alla settimana lavorativa corta, potrebbe essere rappresentata dalla riduzione delle ore lavorative giornaliere (da 6 a 8). La proposta arriva dalla Finlandia, da parte del primo ministro Sanna Marin: la riduzione dell’orario lavorativo dovrebbe essere però una conseguenza di un aumento di produttività, perché in caso contrario sarebbe un danno per le imprese.
La situazione è talmente diversa da azienda a azienda che immaginare di ridurre indistintamente per tutti l’orario di lavoro per legge risulterebbe un danno, qualcosa di insostenibile per le imprese, soprattutto per quelle dove in questo momento si fa fatica ad aumentare la produttività.
In generale, i vantaggi di queste nuove modalità di pensare al lavoro sono indiscutibili ma il passaggio a questa nuova formula dev’essere graduale, richiede del tempo di adattamento e una grande organizzazione da parte dei collaboratori per produrre la stessa quantità di lavoro ma in modo diverso.