Destandardizzare tempi e spazi di lavoro per favorire produttività e conciliazione vita-lavoro
Con il Collegato Lavoro alla Legge di Stabilità 2016 (Legge 208/2015), il governo italiano ha inserito delle norme volte a favorire lo sviluppo del lavoro agile o smart working, definito una “modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementarne la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Le nuove norme intervengono sul nodo sicurezza legato all’assicurazione dei dipendenti, prevedendo meccanismi per estendere la copertura Inail agli smart workers, di fatto superando la necessità per le aziende di stipulare assicurazioni integrative. Si stabilisce, inoltre, che il trattamento economico e normativo del lavoro agile debba essere pari a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda e viene fissato a 30 giorni il preavviso per tornare alle modalità di lavoro in presenza, sia per l’azienda che per il lavoratore.
Quali sono i vantaggi del lavoro agile? Secondo una ricerca realizzata da Vodafone su un campione di ottomila tra lavoratori, datori di lavoro, manager e dirigenti di piccole e medie imprese provenienti da dieci paesi, in più della metà dei casi chi ha adottato pratiche di smart working ha notato un miglioramento in termini di produttività, di crescita dei profitti e di reputazione aziendale. Dal lato lavoratori, il lavoro agile favorisce un maggiore conciliazione vita-lavoro, un aumento della propria soddisfazione lavorativa con ripercussioni positive anche in termini di produttività e contenimento dei tassi di assenteismo.
A ciò si aggiungono i vantaggi connessi alla diminuzione del traffico urbano e dei livelli di inquinamento atmosferico, dei tempi e costi connessi agli spostamenti casa-lavoro, come mostrato dai risultati del monitoraggio della Giornata del Lavoro Agile promossa dal Comune di Milano e giunta ormai alla sua terza edizione.
Non è un caso che siano sempre più numerose le aziende che hanno deciso di scommettere su tale modalità di lavoro, a partire da Barilla, che dopo aver sperimentato con successo formule più “soft” di lavoro agile – prevedenti per 1.200 dipendenti la possibilità di lavorare da casa 4 giorni al mese – ha deciso di aumentare la quota di lavoro agile a breve al 40% dell’orario per poi arrivare entro il 2020 al 100% per circa 2.000 dipendenti.
E gli ostacoli? Da un lato, una cultura della valutazione della prestazione lavorativa ancora troppo legata al concetto di presenza e, dall’altro il rischio di un minor coinvolgimento nelle dinamiche aziendali. In relazione al primo punto, il lavoro agile promuove e supporta un’altra modalità di concepire il lavoro, più attenta alla qualità del lavoro e della vita, orientata agli obiettivi, per cui non importa dove e quando si lavora, ma con quali risultati.
La tendenza all’isolamento può invece essere facilmente superata da formule che prevedano la presenza in azienda in alcuni giorni lavorativi, come dimostrato dalle sempre più numerose aziende (da Unicredit a Nestlè) che adottano forme, anche parziali, di lavoro agile, prevedendo ad esempio un’alternanza tra presenza in ufficio e smart working.
Il lavoro agile si configura, pertanto, come uno strumento per favorire la destandardizzazione dei tempi e degli spazi di lavoro e l’incastro a somma positiva tra benessere individuale e collettivo e produttività.
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