Il work life balance, il famoso equilibrio vita-lavoro, lascia ormai sempre più spazio a quello che conosciamo come Work Life Integration, una prospettiva “post-pandemica” nella gestione dei confini dei ruoli che assumiamo nella nostra vita, in cui non è la separazione degli ambiti a fare da garante nella percezione di un benessere personale, bensì la fluidità e la sinergia tra l’essere persona nella vita privata e l’essere persona nel proprio lavoro.
Qual è l’idea alla base di questa nuova tendenza? Il work life balance, adoperato e usato con una cornice rigida e strutturata, ha spesso portato le persone a sentirsi come degli equilibristi sull’ormai sottile filo che divide le sfere della nostra esistenza, e non troppo raramente il rischio è proprio quello di perderlo questo equilibrio, a seconda di cosa è più o meno importante in ogni ciclo del nostro percorso.
Cosa possiamo dedurre da questo meccanismo? Che il tanto ricercato equilibrio alla fine diventa un’altra sfida da vincere, un ulteriore obiettivo da raggiungere, come se dovessimo in qualche modo conquistarlo perché merce rara e tanto richiesta sul mercato.
In un articolo su Forbes, Elisa Steel, Ceo della piattaforma di risorse umane newyorkese, afferma quanto sia stato liberatorio non cercare più di raggiungere l’equilibrio, poiché quando si spende tutto il tempo alla ricerca dell’equilibrio, alla fine ci si sente in costante fallimento, proprio perché la vita è imprevedibile e dinamica, mossa dal piacere di poter godere di un qualcosa che ci fa bene senza schedularlo tra un impegno e l’altro, e anche quando “non sarebbe il momento”.
In questa prospettiva, vediamo inserirsi quasi spontaneamente il concetto di Integrazione: la Haas School of Business della California definisce il Work Life Integration “come un’approccio che crea maggiore sinergia tra tutte le aree che fanno parte della vita: lavoro, casa/famiglia, comunità, benessere personale e salute”. Provando a fare un gioco di immaginazione, possiamo vedere che il Work Life Integration è come godere dei raggi di sole che arrivano nella stanza attraverso la finestra mentre si è al PC; come fare una carezza al proprio animale domestico durante una riunione o come fare un sorriso ai propri figli/al proprio partner quando si è impegnati in una chiamata.
Nella pratica di tutti giorni, è evidente che non si possa essere sempre al 100% dell’integrazione, è chiaro anche che la vita e il lavoro godono di una complessità tutta personale per ciascuno di noi e che non si possa generalizzare, senza considerare l’importanza e l’influenza che hanno le caratteristiche individuali nella gestione degli ambiti di vita.
Quello che si vuole sostenere con forza è l’idea di avere un’orecchio sempre teso a quello che abbiamo dentro, alla nostra voce interiore, con fiducia e rispetto per ciò che è più giusto per noi: non per tutti è un bene separare in modo netto la vita privata da quella lavorativa, così come l’integrazione tra i due ambiti non sarà possibile in tutti tipi di lavori, ma quello che è possibile fare è essere consapevoli di ciò che è meglio per noi stessi avendo fiducia nel progetto personale e in quello che si vuole realizzare. Essere persone che agiscono nella loro vita mantenendo saldi i propri valori, avendo cura della bellezza che ci circonda.
Martina De Candia
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