Il work-life balance è una cultura che nasce e si propaga a partire dal rispetto del tempo altrui – come afferma l’articolo https://www.huffingtonpost.it/entry/dal-manager-alla-cultura-aziendale-work-life-balance-un-lavoro-di-squadra_it_613bae66e4b00ff836ec9eae?utm_hp_ref=it-homepage pubblicato da Huffington post lo scorso 10 settembre.

Il termine work-life balance indica la capacità di bilanciare in modo equilibrato il lavoro e la vita privata.
Lo sviluppo tecnologico ha portato molti cambiamenti positivi nei luoghi di lavoro: grazie a pc, tablet smartphone, i lavoratori, ma anche i manager, riescono ad essere sempre in contatto con il proprio ufficio e con il lavoro, e a svolgerlo anche al di fuori dei luoghi di lavoro. Un esempio lampante lo abbiamo avuto in quest’ultimo anno, a seguito della pandemia, in cui sono stati molti i lavoratori che hanno lavorato a distanza.
La tecnologia ha portato quindi molti vantaggi, ma allo stesso tempo rischia di compromettere proprio il work-life balance.
Molti manager percepiscono il tempo libero come uno spreco, ma non è così, la creatività e le migliori idee, lavorativamente parlando, possono manifestarsi anche al di fuori degli orari di lavoro, nei momenti di relax. Un esperimento in tal senso è il caso dell’Islanda che, tra il 2015 e il 2019, ha ridotto la settimana lavorativa a soli 4 giorni per 2500 lavoratori, e ha dimostrato che pur lavorando meno non solo non si è abbassata la produttività, ma c’è stato addirittura un miglioramento.
Questo dimostra che il tempo dedicato al lavoro deve essere pari al tempo destinato al riposo e alla vita extra lavorativa (hobby, passioni, famiglia e relazioni personali) migliorando il work-life balance. Gli obiettivi spesso si raggiungono solo grazie a questo equilibrio, anzi più tempo si dedica alla propria sfera privata, più si è produttivi al lavoro.
Bisogna puntare a lavorare il giusto numero di ore, o anche meno ore del necessario se si riesce, con la massima produttività, con un rendimento ad alta qualità e creatività.
Stando ad una indagine di Deloitte, l’80% dei professionisti italiani in carriera dichiara di addormentarsi con lo smartphone in mano, oltre ad avere la tendenza a svegliarsi di notte per controllarlo; sempre nella stessa indagine emerge che il 76% lo utilizza per guardare le e-mail di lavoro durante il tempo libero, mentre l’83% ammette persino di rispondere.
La tecnologia, se ben utilizzata, rappresenta e deve rappresentare un aiuto.
Ecco alcuni consigli:
- Predisporre delle e-mail automatiche in cui si indica un altro indirizzo e-mail a cui inviare eventuali richieste e comunicazioni o un numero di telefono da contattare per le urgenze, ad esempio per quando si va in ferie, così da non intasare la casella di posta e ritrovarsi al rientro pieni di e-mail;
- Programmare delle e-mail indicando la data di invio;
- Utilizzare un numero differente per gestire le telefonate di lavoro, o si possono stabilire degli orari di reperibilità in modo che una volta passati gli orari stabili si può spegnere il telefono o comunque non rispondere.
- Imparare a dire di no, quando l’impegno non è previsto;
- Gestire imprevisti e urgenze con la pianificazione;
- Individuare la scala dei valori che si esprimono attraverso il proprio contributo nel lavoro, e liberarsi del resto delle attività che possono essere eliminate, delegate o ridefinite.
Sul fronte del work-life balance è possibile cambiare attraverso i corsi di time management per i manager e i lavoratori in generale, o sessioni individuali di Business ed Executive coaching. La formazione e la cultura in azienda sul tema sono fondamentali, ed è necessario che le aziende diventino sensibili al problema (che si pone soprattutto per le donne manager che subiscono lo stress della doppia gestione di lavoro e cura famigliare), attuando politiche di welfare aziendale; lavorando ad un cambiamento complessivo della cultura e dell’educazione del management e di tutta la popolazione aziendale.
Bisogna riuscire a definire al meglio i confini tra ore di lavoro e tempo libero, e il primo a dare l’esempio deve essere proprio il Leader, per poter trasmettere in azienda una efficace organizzazione del proprio tempo.
Simona Forgione