Entrando nell’Hospice Aurelio Marena di Bitonto, in provincia di Bari, si respira un’aria diversa da quella degli ospedali a cui siamo abituati e non solo per via della tipologia di cure che vengono fornite ai pazienti.
Stanze singole, con divano letto per la famiglia e tutti i comfort tipici di un alloggio, un arredamento “caldo”, i nomi degli ospiti dietro le porte, una tisaneria comune in cui le famiglie possono, se vogliono, cucinare per i loro cari, nessuna limitazione nel numero di visite giornaliere e negli orari delle stesse. Qui non ci si deve sentire in ospedale, perché l’idea è quella di una grande casa.
La struttura, che quest’anno compie 10 anni, fa capo al ramo socio-sanitario della Fondazione Opera Santi Medici, nata 25 anni fa ad opera di Don Francesco Savino (oggi vescovo di Cassano allo Jonio in Calabria); l’altro ramo, quello socio-assistenziale, comprende strutture di accoglienza per persone in difficoltà (una casa alloggio per malati di AIDS, una per donne e minori, una casa per i senzatetto e una mensa per i poveri).
La vocazione della Fondazione è quella di accompagnare le persone che si rivolgono ad essa nei momenti più delicati della vita; l’Hospice, in particolare, offre, in convenzione con il S.S.N. (e quindi gratuitamente), cure palliative e accompagnamento alla morte dei propri pazienti, perché, come afferma l’O.M.S. e ricorda la Dirigente Generale Dott.ssa Cannone, queste cure affermano il valore della vita e servono ad offrire sollievo dal dolore; il compito di chi lavora in questa struttura è aiutare i pazienti e le loro famiglie nel delicato passaggio dalla vita alla morte.
Il lavoro nell’Hospice, quindi, è molto importante soprattutto a livello umano e per garantire livelli alti di prestazione e ridurre al minimo il rischio di burnout (qui molto alto), si punta a formare costantemente l’equipe multidisciplinare: medici palliativisti, infermieri, O.S.S., psicologi, assistenti spirituali e terapisti del corpo, a cui si aggiungono gli impiegati amministrativi e 30 volontari che organizzano momenti di distensione per allietare le giornate dei pazienti (ad esempio spettacoli e musica).
45 giovani risorse umane per 30 posti letto e 30 posti di assistenza domiciliare, in un rapporto quasi 1 a 1, perché, afferma la Dott.ssa Cannone, “qui non si dà importanza alla patologia, ma al fatto che si sta scrivendo l’ultimo capitolo della vita dei pazienti; l’operatore si siede e ascolta il paziente. Non sempre si può guarire, ma sempre si deve curare. Qui si dà valore al tempo e ci si prende cura delle persone, anche con rispetto per i loro corpi”.
Il valore del tempo e dell’ascolto viene ricercato anche rispetto ai dipendenti. Infatti, come spiega la Dirigente Generale, l’organizzazione del lavoro tiene sempre conto delle necessità del personale e il carico viene distribuito in modo equo, garantendo conciliazione tra esigenze di vita e di lavoro, nella ricerca di un miglioramento continuo. In quest’ottica sono stati effettuati studi sui gruppi di lavoro dell’Hospice, che permettono al management di monitorarli e rispondere prontamente ai loro bisogni formativi e di supervisione. Gli psicologi della struttura sono disponibili non solo per i pazienti, ma anche per l’equipe, per prevenire le difficoltà che la natura del lavoro comporta. Oltre a questo, la comunicazione è fondamentale e i contenuti formativi, programmati ad inizio anno, vertono molto sul miglioramento della stessa. Si pone attenzione, infatti, sia alla comunicazione ed alla relazione con ospiti e famiglie, sia alla comunicazione ed alle relazioni interne, attraverso briefing quotidiani e passaggi di consegne programmati, per avere un feedback costante sul lavoro svolto ogni giorno.
L’attenzione alle relazioni da parte dei vertici della Fondazione Santi Medici si ritrova anche nella costruzione di una rete di servizi, che permetterà un’offerta sempre più integrata e capillarizzata sul territorio.
Quali sono quindi i punti di forza dell’Hospice? La Dott.ssa Cannone non ha dubbi: “Noi agiamo sempre per e facciamo il bene dell’equipe.” Il valore delle risorse umane per questa struttura è imprescindibile e ascoltarle, formarle, aiutarle nella gestione del lavoro sono azioni fondamentali per garantire il giusto clima. Il personale dell’Hospice offre sollievo dal malessere e per farlo è necessario che viva il tempo lavorativo percependo benessere, perciò il tempo e le risorse spesi per i dipendenti rappresentano, qui, tempo e risorse guadagnati, che conducono ad un percorso di crescita.
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