Il 25 novembre non è solo una giornata di commemorazione delle vittime di violenza di genere, ma è anche una giornata in cui tutte e tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare sulla società che vogliamo vedere nel futuro.
“Se immaginiamo di parlare ad una ragazza tra 50 anni vorremmo dirle che non deve avere paura di camminare da sola per strada di notte, o che non deve preoccuparsi di essere troppo scoperta con quella maglietta e che può sorridere quanto vuole e con chi vuole se lo desidera, che potrà decidere chi e cosa vuole essere senza dover rinunciare a quello che è più importante per lei.
Se immaginiamo di parlare a questa ragazza, vorremmo dimostrarle che la sua bellezza proviene dall’interno, dalla sua energia, e non da quello che altri dicono sia lo standard a cui adeguarsi.
Vorremmo dirle, che va bene essere insicuri alle volte, e che questo non sarà mai motivo di discriminazione o derisione, ma anzi che è un valore aggiunto, che dimostra la bellezza della sua anima e che allena all’empatia.
Potrà capitare che qualcuno la deluda o la ferisca, ma di avere sempre dentro di sé il coraggio di parlare, sia di quello che vive che delle sue emozioni, senza temere che nessuno le farà provare vergogna per questo”.
Questo mondo non è utopia, è solo una conseguenza delle nostre azioni, di quello che decidiamo di fare oggi con le nostre conoscenze e coscienze. Costruire insieme il mondo che vorremmo per le generazioni future è una nostra responsabilità.
Tu cosa vorresti dire alla ragazza del futuro?
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