Ogni anno l’8 marzo celebriamo le donne, rimarchiamo il valore del rispetto, ci battiamo contro la violenza e la discriminazione di genere. Ma ogni anno, fino l’11 febbraio è come se le donne lavorassero gratis. Talmente è ampio il divario salariale tra donne e uomini che, calcolando la retribuzione annua lorda, è come se per un mese il lavoro delle donne non venisse sistematicamente retribuito.
Le donne lavorano gratuitamente circa un mese e mezzo ogni anno. Un dato allarmante che proviene dall’analisi di Jobpricing, ma che non stupisce. Nonostante le donne lavorino dai primi giorni di gennaio, in termini di calcolo della retribuzione annua, è come se venissero pagate a parti re dall’11 febbraio. Questo avviene perché il gap salariale tra uomo e donna del 2021 nel settore privato è pari a 3.500 euro.
Secondo il Global Gender Gap Report ci vorranno 135 anni prima che il divario salariale tra uomo e donna venga eliminato del tutto. La timeline della parità salariale è aumentata dopo la pandemia, infatti il Global Economic Forum stimava 100 anni prima del 2020. Eppure, sappiamo che sono stati fatti passi in avanti verso la sensibilizzazione sul tema, sia al livello sia sociale che legislativo: tra gli obiettivi del PNRR troviamo la certificazione di parità di genere per le imprese, il cui fine è quello di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e l’empowerment femminile; la legge Gribaudo del 2021 estende l’obbligo di redigere un rapporto sulla composizione della forza lavoro anche alle aziende con 50 dipendenti. secondo diversi indicatori che includono salario, opportunità di carriera, politiche di armonizzazione e conciliazione tra tempi di vita privata e lavoro ed inclusività.
Ciò che pesa maggiormente sulle spalle delle donne è tutto il lavoro “sommerso” e non retribuito relativo ai compiti di cura. Siamo numericamente e qualitativamente più istruite eppure solo il 19% delle aziende italiane è diretta da una donna. Ma c’è di più! Una lavoratrice su quattro è addirittura sovra-istruita, ovvero è molto più competente rispetto al ruolo impiegatizio che ricopre.
Viene solo da fare una domanda: perché?
Perchè nei casi in cui scegliamo la famiglia, ovvero la maggior parte dei casi, scegliamo anche di diventare Amministratori Unici e Manager di questa famiglia e della cura della casa. Il tempo che occupiamo nella nostra vita per gestire l’Azienda Familiare non risulta purtroppo nel calcolo della RAL. Di contro, l’uomo ha tutto il tempo del mondo per fare straordinari, inseguire opportunità e cavalcare tutte le onde che gli si presentano. Questo è il valore del tempo che gli è possibile non dedicare alla gestione familiare e che fa certamente lievitare gli indici della sua retribuzione.
Parità significa equilibrio del tempo, redistribuzione degli incarichi, condivisione delle responsabilità.
Martina De Candia
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